SANITA’ PIEMONTESE
I dati pubblicati da Fondazione GIMBE nel suo recente report fotografano una sanità piemontese in controtendenza, negativa, rispetto al resto d’Italia.
Nel 2013 il personale sanitario in Italia contava 670.000 unità che sono diventate oltre 700.000 nel 2023.
In Piemonte, nel confronto 2019 / 2023, si passa da 8.405 medici a 8.116 (-289 -3,44%) e da 22.116 infermieri a 21.643 (-473 -2,14%). Nello stesso periodo perdiamo 220 medici di medicina generale.
Tutto ciò avviene a fronte di previsioni preoccupanti per il prossimo futuro: Agenas stima infatti che 6.000 infermieri andranno in pensione nei prossimi 10 anni.
In questa situazione il Piemonte, per fronteggiare un’emergenza che era del tutto prevedibile, nel 2024 spende 115,2 milioni per gettonisti a fronte dei 105 milioni spesi dalla Lombardia, che però ha più del doppio dei nostri abitanti. Tra il 2023 ed il 2024 in Piemonte 390.000 persone hanno rinunciato alle cure.
Cirio governa ormai da più di 6 anni e questa regione ha perso tante occasioni per dimostrare che ha piena consapevolezza del suo ruolo di Ente di programmazione. Per programmare bisogna maturare consapevolezza innanzitutto delle dinamiche demografiche.
Oggi possiamo prevedere con molta precisione quale è la nostra aspettativa di vita e cosa serve per garantirne la massima qualità. Sappiamo che si vive sempre più a lungo e che si fanno sempre meno figli. Possiamo stimare con ottima approssimazione i costi necessari. Sappiamo quanti operatori sanitari andranno in pensione e quanti saranno indispensabili.
In queste settimane stiamo discutendo, in Commissione Sanità, il nuovo piano socio-sanitario. E’ il documento che, sulla base delle dinamiche demografiche, dovrebbe individuare la strada per segnare una svolta ed invertire i numeri allarmanti che oggi fotografano la sanità piemontese.
Dobbiamo augurarci che fra qualche anno nessuno abbia il coraggio di definire “emergenza” lo scenario che già oggi siamo assolutamente in grado di prevedere.